In questa domenica che segue la Pentecoste siamo invitati a contemplare il mistero di Dio così come si è rivelato nella storia della salvezza. Dio Padre ama l’umanità e ha mandato nel mondo il suo Figlio per salvarla dal peccato. Gesù – nome parlante che significa “Dio salva” – è il Figlio di Dio che si è fatto uomo, è entrato nella storia nascendo dalla Vergine Maria. Ci ha salvati con la sua morte in croce e con la sua risurrezione. Nella Pentecoste il Signore risorto è tornato al Padre, ci ha donato lo Spirito Santo. È lo Spirito di Dio che porta a compimento l’opera di Gesù cambiando il cuore e la vita dell’uomo per unirlo a Dio e farlo diventare suo figlio adottivo.
Nel Vangelo di questa domenica leggiamo la conclusione del racconto di Matteo (capitolo 28, versetti 16-20). Gesù risorto appare sul monte della Galilea. I discepoli, quando lo vedono, si prostrano per adorarlo. Gesù si avvicina a loro e dice: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate e fate discepoli tutti popoli della terra battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho insegnato». La missione che il Signore risorto affida ai discepoli è di annunciare a tutti la bella notizia della salvezza battezzandoli: immergendo l’uomo nella stessa vita di Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo.
Dio è uno solo ma non è un solitario: Dio è amore e vive una vita di relazione. Il Padre, da sempre, genera il Figlio e l’amore che unisce il Padre al Figlio è lo Spirito Santo. Possiamo dire che Dio vive una vita di famiglia: Padre, Figlio e Spirito Santo sono così uniti da essere un Dio solo.
Il mistero di Dio non è distante da noi ma ci coinvolge. Si diceva che siamo battezzati, immersi, nel Padre che ci ama come figli perché uniti a Gesù suo unico Figlio. Gesù ci ha salvati con la sua morte e risurrezione. Lo Spirito Santo ci unisce al Signore e fra noi. La nostra preghiera si rivolge al Padre per mezzo del suo Figlio Gesù, uniti dallo Spirito Santo.
Viviamo nel mistero di Dio. Le parole che accompagnano il segno della croce ce lo ricordano costantemente. Spesso, però, possono diventare parole pronunciate per abitudine, senza pensare a Dio che entra nella nostra vita.
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