Il Vangelo di Giovanni (capitolo 10, versetti 27-30) riporta le affermazioni pronunciate da Gesù nel cortile del tempio di Gerusalemme durante la festa della dedicazione.
I Giudei si fanno attorno a Gesù e gli chiedono se è davvero il Messia atteso dal popolo di Israele. Gesù risponde che ha già manifestato la sua identità ma loro non hanno creduto perché non fanno parte delle sue pecore: «Le mie pecore – afferma il Signore – ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono».
Gesù usa tre verbi importanti sui quali vale la pena riflettere.
Nella lingua ebraica ascoltare è qualcosa di più del tendere l’orecchio a chi ci parla. È l’ascolto del bimbo che, con gioia, riconosce la voce della mamma, si fida di lei e obbedisce. Ascoltare vuol dire accogliere e realizzare ciò che ho udito, e quindi vivere la parola di Dio.
Anche il verbo conoscere ha un significato più profondo di una semplice conoscenza superficiale: è la conoscenza che nasce dall’amore. Non c’è vera conoscenza senza un rapporto di intimità. Gesù conosce i suoi discepoli perché li ama al punto di dare la sua vita per loro.
Infine il verbo seguire. Le pecore che ascoltano il Pastore sono amate da lui e lo seguono. Il discepolo, che si mette alla scuola di Gesù, gli obbedisce e vive la sua Parola, segue il suo esempio.
Gesù continua il suo discorso: «Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano».
Nel Vangelo di Giovanni “vita eterna” è sinonimo di “vita divina”. Gesù dona ai suoi fedeli la sua stessa vita: li fa partecipi della vita divina, quindi siamo certi che niente e nessuno ci potrà mai separare dall’amore di Gesù.
Il Signore conclude: «Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». È il Padre che ha affidato tutti noi, che crediamo, a Gesù ma, nello stesso tempo, rimaniamo uniti al Padre, siamo nelle sue mani e nessuno potrà strapparci da lui.
L’ultima affermazione di Gesù ci rimanda al mistero di Dio: «Io e il Padre siamo una cosa sola». Gesù, come Figlio di Dio, è nel Padre e il Padre è in lui. Chi vede lui, Gesù, vede il Padre.
Un breve brano di Vangelo, quello di questa quarta domenica di Pasqua, che ci parla della nostra unione con Dio per mezzo di Gesù, buon Pastore, che ci ama, ci guida con la sua Parola e ci porta a vivere la vita stessa di Dio.
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