L’11 novembre la Chiesa celebra san Martino, il vescovo di Tours che con il dono del mantello fece fiorire l’estate. Insieme con Stefano, il primo martire, Martino è il santo patrono della nostra parrocchia.
Nato in Pannonia (odierna Ungheria) intorno al 320 in una famiglia di pagani, sulle orme del padre, ufficiale dell’esercito di Roma, fu avviato alla carriera militare. Era un giovane soldato della guardia imperiale quando ad Amiens, in Gallia (odierna Francia), avvenne l’episodio del mantello che lo ha reso famoso e che lo indusse a ricevere il battesimo.
È uno dei fondatori del monachesimo occidentale e uno dei primi santi non martiri riconosciuti dalla Chiesa. È anche il santo più venerato in Francia, e tra i più amati in tutta Europa, non solo tra i cattolici ma anche tra cristiani copti e ortodossi. Se oggi noi chiamiamo “cappella” un edificio di culto di piccole dimensioni, lo dobbiamo a lui e alla sua cappa, il suo mantello che i re merovingi custodirono come una reliquia nel loro oratorio privato.
Il suo gesto caritatevole è a fondamento di tutto il suo operato di vescovo e predicatore e segno dell’infinita misericordia di Dio. E la nostra parrocchia intende commemorarlo con una Messa solenne e con una cena comunitaria alle quali sono invitati a partecipare le famiglie e le persone sole. Perché, come ci insegna papa Benedetto XVI, «Ci aiuti san Martino a comprendere che soltanto attraverso un comune impegno di condivisione, è possibile rispondere alla grande sfida del nostro tempo: quella cioè di costruire un mondo di pace e di giustizia, in cui ogni uomo possa vivere con dignità. Questo può avvenire se prevale un modello mondiale di autentica solidarietà, in grado di assicurare a tutti gli abitanti del pianeta il cibo, l’acqua, le cure mediche necessarie, ma anche il lavoro e le risorse energetiche, come pure i beni culturali, il sapere scientifico e tecnologico».
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