In questa settima domenica del Tempo Ordinario continuiamo ad ascoltare il Vangelo di Matteo (capitolo 5, versetti 38-48): le cosiddette “antitesi”.
Si completa la serie delle contrapposizioni che abbiamo iniziato a leggere domenica scorsa. Gesù ci ripropone la legge che Dio ha dato a Mosè, ma afferma di essere venuto per darle «pieno compimento».
Dio, nel suo Figlio Gesù, rivela tutto il suo amore per l’uomo, non più suddito, ma figlio chiamato a somigliare al Padre. Cambia, quindi, anche il rapporto dell’uomo con i suoi simili, che diventano fratelli e sorelle da amare e perdonare.

Le ultime due antitesi che oggi ascoltiamo hanno un unico tema: la relazione con il prossimo.
È necessario, ci dice Gesù, interrompere il cerchio della vendetta con la creatività dell’amore. La violenza si vince con la tolleranza della non violenza. Certo, non è facile: occorrono padronanza di sé e fortezza interiore. Occorre guardare l’altro non come nemico ma come fratello. «Avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico amate i vostri nemici, pregate per quelli che vi perseguitano.» Siamo davvero al vertice del Vangelo.
C’è chi pensa che questo sia impossibile.
Gesù ci dice il motivo di questo “eccesso d’amore”: «Perché siate figli del Padre vostro che fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti… Voi, dunque, siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro celeste». Un vertice irraggiungibile?
È una meta alla quale dobbiamo tendere.
Non ci stanchiamo di ripetere nella preghiera : “Donaci, Signore, un cuore nuovo”. Chiediamo di poter avere un giorno nel cuore gli stessi sentimenti di Dio. Solo rassomigliando al Padre potremo vivere nella pienezza della gioia e della pace.

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